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Essere educatore significa costruire reti territoriali

Lavorare all’interno di una cooperativa che sposa appieno i propri punti di vista e prospettive etiche professionali è importante, perché offre la possibilità di imparare e di crescere sia come persona che come lavoratore, ponendo radici forti che mantengano i propri ideali.

Ho iniziato a lavorare per la cooperativa La Vecchia Quercia come leva civica.
Grazie a questa esperienza ho potuto orientare i miei studi, i miei progetti e il mio futuro.
Senza alcuna premura, sono stato accompagnato in diverse esperienze all’interno dei servizi che la cooperativa offre, ho potuto confrontarmi con tutte le figure lavorative, ascoltare e mettere in pratica ciò che apprendevo sia dalle lezioni universitarie che dalle esperienze lavorative.

Sono un educatore domiciliare da tre anni e ciò mi ha permesso di potermi confrontare in contesti educativi specifici.
Essere un educatore domiciliare significa essere il mediatore tra l’educando e ciò che lo circonda (famiglia, gruppo dei pari, …).
Questo tipo di lavoro offre la possibilità di conoscere meglio il territorio in cui si lavora, in modo tale da poter operare sulle autonomie del singolo, sulla presa di coscienza degli spazi e delle strade, di conoscere le reti che stanno intorno a quella determinata area e di predisporre un clima aperto a scoperte e a nuove relazioni personali, anche con le persone che in quel territorio operano (barista, fruttivendolo ecc.).

Un altro punto di forza di lavorare sul territorio e in domicilio corrisponde alla possibilità di prepararsi e programmare il proprio intervento in autonomia, secondo le caratteristiche e i bisogni dell’educando che si osservano in un dato momento: i piani possono modificarsi, annullarsi o consolidarsi.

F. è un ragazzo di diciotto anni e lavoriamo insieme da tre anni. Con lui e la sua famiglia ci siamo preposti l’obiettivo di conoscere al meglio il territorio e di consentire una più piena partecipazione del ragazzo ad esso, apprendendo nuove autonomie e consolidando quelle già acquisite.
Le uscite ci hanno permesso di conoscere diverse figure, i loro ruoli e le risorse che ciascuno di loro può rappresentare: come il barista che ci fa sempre il caffè, il fruttivendolo che ci può aiutare a leggere la lista della spesa che abbiamo preparato, ecc.
All’interno del domicilio, invece, abbiamo iniziato a comprendere cosa significhi stare da soli in casa e cosa poter fare nel tempo libero. Partendo da questo, a poco a poco abbiamo aumentato il tempo di permanenza da solo in casa, riuscendo ad acquisire questa autonomia importante per il ragazzo e per il suo progetto di vita.
Gli obiettivi individuati e perseguiti è importante che vengano delineati grazie alla collaborazione con la famiglia, mentre le metodologie adottate vengono apprese mano a mano che si vive la quotidianità e si conosce chi si ha davanti.

Diego Paolino, Educatore territoriale